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Poesia

Un testo che completa il ciclo dei “cataloghi” di Sangiuliano, poeta dalle molteplici sorprese, che, ancora una volta, esprime la vivacità di una fantasia e di una scrittura tese a spostare continuamente la prospettiva di uno sguardo sintetico sugli oggetti più disparati (qui paesi, strumenti musicali e caratteri zodiacali), creando eccitanti cortocircuiti di immagini e impreviste evocazioni, con effetti di elegante e divertente ironia, allusiva, satirica e irridente verso tutto, non escluso il poeta.

Il fanciullino di Pascoli procede di meraviglia in meraviglia, meravigliando a sua volta, e cresce raggiungendo le dimensioni di un “Marziale metafisico” che attraverso il gioco variato di ritmi metrici e richiami semantici automatici si conferma vieppiù irriducibile verso qualunque canone poetico e mai nasconde l’istanza morale che costantemente si annida al centro della sua ispirazione.

Giochi molto catturanti e pieni di verve freschissima e refrigerante sono sia nella prima, sia in questa seconda raccolta di apparizioni veloci e fortemente icastiche esposte da Sangiuliano.

Come su un’affollata passerella, c’è tutto un drammatico scorrere di figure e di gesti di esistenze svariate e tutte germinanti, lo si voglia o no, di inserimenti e di comparse, che si affacciano nella quotidianità, meravigliandosi di se e del tutto, accettando al volo l’occasione di esserci e di avere un ruolo nel dramma affastellato, contraddittorio e sostanzialmente buffo della quotidianità. Si tratta del lombrico sotto la pioggia, del camaleonte smanioso di ruoli politici e oggettivamente eccentrici, di iguana in panni non suoi, ma che sono nettamente suoi se riesce ad ornarsene. di colibrì impegnati a detessere con estrema abilità e tanta pazienza tessuti nella siepe per ottenere disegni graziosi e iridescenti, di pinguini che avanzano con improbabili mosse e composizioni di eleganza…

Nell’epoca dell’incompetenza e dell’approssimazione, in cui il “saper fare” è visto come impopolare e addirittura colpevolmente elitario, quasi fosse un immeritato privilegio, come può proporsi una poesia consapevole e dotata di una sua storia e di una sua deliberata tendenza? E’ ovvio che si sentirà dispersa e fuori posto e si muoverà dibattendosi tra ira, depressione, marginalità ed estremo spirito di affermazione. Questo Fondo del Barile si presenta con tutti i segni di uno “stile tardo”, così come lo ha puntualizzato Edward Said riprendendolo da uno spunto di Adorno. Lo “stile tardo”, dice dunque Said, ha assunto nei nostri giorni un carattere paradossale: mentre l’età avanzata dovrebbe – secondo l’immagine invalsa – essere caratterizzata da una pacata saggezza e dalla perdita di spigolosità giovanili ormai sublimate in una visione comprensiva, invece accade che in epoca di modernità avanzata le cose prendano una piega affatto diversa e la senilità si connoti in modi piuttosto agitati e corrosivi…

Emozioni esplicite, opera in versi di Sangiuliano, è uno dei più stupefacenti libri della poesia erotica italiana; e dire “erotica” è ancora riduttivo, in almeno due sensi: quello stretto, perché si tratta non di erotismo ma di ipererotismo, lussuria sfrenata (sfrenata anche nell’uso linguistico), elevata a canto unico, totalizzante, dell’esistenza; e quello più lato, perché l’intenso, vitalissimo raccontare di palpitanti accoppiamenti sessuali nasconde un interrogarsi esistenziale che si è trovato irrisolto e che dunque, nell’incapacità di raggiungere risposte razionali e credibili agli interrogativi della vita: chi siamo? perché esistiamo? perché moriamo?, induce l’autore ad affrettarsi nell’approfittare dell’unica cosa reale, ossia il dono stesso della vita, obliando ogni paura, ogni ansia in un “gaudeo hic et nunc”, ossia in un affondo ansioso, frettoloso, inesausto e infine liberatorio nell’unico aspetto agibile dell’esistenza, quello materiale, sensoriale, sessuale, sola modalità per usufruire dell’incomprensibile bene/male che è l’esistenza: unica risposta a quesiti senza risposta.

Sangiuliano è un autore tanto necessitato quanto in grado di deliziare il gusto e l’intelligenza, questa volta capace anche di guidare funzionalmente all’arte del giardino come esperienza multi disciplinare e come fatto estetico, culturale, morale ed ecologico al tempo stesso. Dall’esperienza concreta degli Horti Sangiulianei, creati in Aprilia per la sperimentazione di piante esotiche, il Poeta ha trovato una via espressiva più esperta e consapevole che mai rispetto alla natura che da sempre risulta assai avvertita nelle sue opere.

Prose e poesie si integrano a vicenda, in un discorso breve quanto denso, che è insieme canto, monito e insegnamento.

Teoria e storia della canzone romana

Nonostante la sua vita, lunga quanto quella di altre espressioni linguistiche e canore delle tante città della Penisola, la canzone romana è morta da almeno mezzo secolo. Le sue odierne rappresentazioni sono riviviscenze, recuperi della memoria, ma senza segni di vitalità…

Il libro di Sangiuliano, voce competente e autorevole, registra non tanto la storia della canzone romana, come già fece Giuseppe Micheli, ma ne fa una vivisezione in chiave sociologica, tanto utile per capire i fenomeni culturali di un passato recente, ma anche dove siamo andati a finire, senza sapere ancora quello che ci aspetta. 

Filosofia

Trovo fortemente innovativo e stimolante questo saggio di Sangiuliano perché costituisce uno sviluppo assai travagliato nelle ricche problematiche dell’avanguardia, spingendola a superare se stessa e a liberarsi di quelle scorie ideologiche che tendono a restringerne l’espressione. E’ un accorato invito a sciogliersi dal velleitarismo predicatorio che s’illude di cambiare il mondo, per poter seguire esclusivamente l’amore e la bellezza, la vera luce che illumina l’azione concreta dell’individuo. In tal modo si accoglie l’indicazione sensata al ridimensionamento ideologico propria del postmoderno, senza rinunciare al pensiero alto, in grado di dare valore e senso alle cose.

Musica

La musica e le canzoni di Sangiuliano sono rimaste per tanto tempo nel cassetto perché appartengono per testi e sonorità alla sua sfera più intima: quella che parla del suo perduto amore, della famiglia e della Roma della sua infanzia e giovinezza. 

Queste nascono già come degli standard, musiche consegnate alla tradizione, pur di fatto essendo nuove e assolutamente originali. Possiamo sentire influenze dei ritmi latino-americani degli anni Cinquanta, di Charlie Chaplin, dell’operetta e delle musiche di Nino Rota.

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Ogni settimana una nuova poesia di Sangiuliano